La conferenza sul clima di Copenhagen sarà «un fallimento» se la proposta danese, che vuole che il mondo adotti il 2020 come anno nel quale le emissioni raggiungano il loro massimo, venga approvato. Lo ha detto il ministro indiano dell'ambiente Jairam Ramesh, citato dall'agenzia di stampa Pti.
«Se la bozza danese contiene indicazioni temporali, allora arriviamo ad un fallimento. La bozza, che non si basa su stime realistiche, è totalmente inaccettabile da noi», ha sottolineato Ramesh spiegando che per contrastare la bozza danese, le economie emergenti come Cina, Sud Africa e Brasile, hanno preparato una loro bozza «molto più vicina alle nostre posizioni», che sarà presentata domani (1 dicembre) a Copenhagen e che rappresenta «la nostra posizione non negoziabile». Ramesh, come l'intero governo indiano, è contrario a qualsiasi cornice temporale e numerica in fatto di taglio di emissioni, pensando al 2050 come data più realistica del 2020.
La decisione indiana di non accettare il 2020 come anno di punta massima per le emissioni, nasce dalla convinzione di Ramesh che «le nostre emissioni pro capite sono molto basse. Abbiamo già detto che siamo pronti a discutere sul livello di efficienza energetico. Ma dobbiamo avere un senso di realismo, che paiono non avere i paesi sviluppati, su quello che i paesi in via di sviluppo possono o non possono fare». Ramesh non vuole assolutamente che la bozza danese sia il punto di partenza per le negoziazioni, cosa che potrebbe portare all'abbandono del tavolo da parte indiana.